Modena, 09 aprile 2021

C'é una guerra in corso...

Guardando all’evolversi della Grande Messinscena del Coronavirus c’è da restare attoniti per come questa farsa abbia messo in riga tutti, e per come – dopo oltre un anno – persista nell’avere la stessa identica presa sulla gente. L’allarmismo continua a dettare legge dappertutto, nonostante i dati ufficiali smentiscano da tempo l’esistenza di ogni timore: l’ultimo Report dell’Istituto Superiore di Sanità, del 30 marzo 2021, attesta che, dall’inizio della pandemia, le persone morte in Italia per coronavirus, senza altra co-morbilità, sono solo il 3% del numero totale dei deceduti conteggiati, e dunque circa 3.200 persone1; i dati ISTAT sulla mortalità in Italia provano l’inesistenza di alcun picco rispetto agli anni precedenti, tanto che, in un articolo pubblicato il 18 gennaio 2021 sulla pagina online di Liguria Notizie, il professor Paolo Becchi, ordinario di Filosofia del diritto al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Genova, ha dichiarato: «Sono usciti ieri mattina i dati settimanali europei della mortalità totale, vale a dire per tutte le cause, rilevati dall’Osservatorio Europeo sulla Mortalità, EuroMoMo, e in Italia la mortalità su base settimanale è scesa ulteriormente. […] La prima settimana di gennaio 2017 [il picco di mortalità settimanale] era a 9 e nel 2018 era a 7, nel 2019 a 3 e anche l’anno scorso che aveva una mortalità molto bassa per polmoniti e influenza stagionali era a 1,3. Ora siamo a 1. Non è mai successo quindi che la mortalità (totale) fosse così bassa come è ora»2.

Anche il terrore sulla trasmissibilità del virus non ha perso nulla del suo mordente e continua a preoccupare tutti, nonostante il fatto che il succedersi delle stesse misure restrittive adottate dai governi tradisca l’evidente contraddittorietà a ogni narrativa del contagio: prima le mani erano veicolo pericolosissimo di contaminazione e ora non lo sono più, ma le si deve lo stesso igienizzare il più possibile; nei ristoranti il pericolo di contagio è solo all’entrata dei locali, e non ai tavoli ove è permesso togliere i sistemi di protezione alle vie respiratorie; il virus attacca solo le persone con più di sei anni di età, tanto che i più piccini non hanno l’obbligo di proteggersi con le insostituibili mascherine ospedaliere. Inoltre, questo virus dispettoso pare s’incazzi particolarmente dopo le 22:00 e fino alle 5:00 del mattino, quando la popolazione è utilmente protetta dal coprifuoco imposto dalle premurose Istituzioni governative che hanno decretato la Salute Pubblica come il primo e più importante bene da difendere (in un mondo di cose anche la salute è diventata un “bene”: un bene che va tutelato a tutti i costi, anche contro la volontà della popolazione e in barba persino a quella rancida Costituzione italiana che fissava quel diritto solo al trentaduesimo articolo, dopo il diritto all’uguaglianza, dopo il diritto alla libertà personale, dopo il diritto alla libertà di circolazione, alla libertà di riunione e di manifestazione del pensiero…).

D’altronde, sempre a proposito del carattere ridicolo della narrativa sulla trasmissibilità virale, non si dimentichi che i cinema, i teatri, gli stadi e le arene sono considerati covi incontenibili di focolai, ma non i supermercati; che la retorica imperante della medicalizzazione conferma che i vaccini ci libereranno dal Male, ma non subito, visto che gli inoculati Pfizer e AstraZenica debbono continuare a mantenere il distanziamento sociale e la mascherina addosso; che le feste private in famiglia o tra amici sono reputate banchetti succulenti per questi agenti patogeni violentissimi, ma non le adunate di giornalisti accalcati per intervistare il Presidente del Consiglio, o quelle di cittadini chiamati a far da folla per il varo di nuove strutture e infrastrutture pubbliche. Così, mentre la gente accetta di buon grado di starsene in casa agli arresti domiciliari senza reato e di sacrificare feste e ricorrenze familiari in nome della Sacrosanta Salute Pubblica, vip, ministri e gli altri filibustieri dal portafoglio gonfio si ritrovano di nascosto in ristoranti elitari e segreti (ovviamente non soggetti alle restrizioni popolari) per banchettare (loro sì) tutti insieme senza alcuna paura della diffusione di alcunché. In un articolo del 7 aprile scorso, firmato da Nicola Zegrini e intitolato Francia: VIP e ministri beccati a far festa senza mascherina in ristoranti segreti, è riportata la notizia di alcuni giornalisti del canale Tv francese M6 che «hanno condotto un’inchiesta con una telecamera nascosta in luoghi di lusso che accolgono segretamente ospiti delle cene parigine. Tali locali non solo sarebbero segretamente aperti – alla faccia del draconiano lockdown imposto alla Francia – ma sarebbe pure obbligatoria la rimozione della maschera all’ingresso. “Ho cenato questa settimana in due o tre ristoranti cosiddetti illegali con diversi ministri”, testimonia in forma anonima un rinomato collezionista […]. “Le persone che vengono qui si tolgono la maschera – ha confermato uno dei titolari –. Una volta varcata la porta, non c’è più COVID. Vogliamo che le persone si sentano a proprio agio e a casa”»3.

Insomma, vogliamo provare a svegliarci? O preferiamo continuare a dormire sonni tormentati mentre tutto viene portato allo sfascio, compresa la nostra dignità? La retorica contagionista fa acqua da tutte le parti, e basterebbe un minimo di buon senso per smettere di farsi prendere per i fondelli da giornali e telegiornali di regime. Pensiamoci per un momento: se un campione variegato di esseri umani si fosse trovato nelle stanze in cui nel 1986 scoppiò il reattore di Chernobyl, sarebbero morti solo i vecchietti di 81 anni carichi di malattie croniche e degenerative conclamate, o tutti quanti? E se fossimo stati a Hiroshima subito dopo lo scoppio della bomba atomica lanciata dagli americani sulla popolazione inerme, l’avremmo messa la maschera antigas a nostro figlio di 4 anni, o ci saremmo accontentati delle prescrizioni anti-covid di medici, infermieri e Comitato Tecnico Scientifico? Col contagio non si scherza, e quando una certa propagazione esiste per davvero (com’è ad esempio il caso dell’elettrosmog provocato dal 5G del quale nessuno parla più), non ne vengono colpiti solo i poveri o gli anziani in fin di vita.

I virus esistono, ma non trasmettono nessuna malattia: trasmettono solo la paura della malattia, quella che i governi e le istituzioni mediche alimentano da sempre per rafforzare il loro potere su di una popolazione terrorizzata. I virus sono occlusioni metaboliche che noi stessi produciamo grazie al nostro stile di vita e alimentare innaturale, occlusioni che i microbiologi individuano classificandoli con codici alfanumerici (di qui le diverse “varianti” e le forme a migliaia che essi assumono) e che solo noi possiamo ridurre nel loro carico ostruente stravolgendo il nostro stile di vita e alimentare.

Del resto, è ormai provato (dalle tante persone ammalatesi in questi mesi) che l’annunciata “peste del secolo” altro non è che una comune influenza stagionale (una comune occlusione stagionale), uguale a quella che tutti gli anni mette a letto milioni di persone costringendole alla più elementare delle attività di disintossicazione: riposo e digiuno.

Eppure, in una cosa le autorità hanno ragione: quando parlano di Coprifuoco.

Fanno bene perché c’è veramente una guerra in corso, solo che non è quella dichiarata dalla perfida Natura (col suo virus mietipersone) contro un’indifesa e innocente umanità civilizzata che sta resistendo eroicamente grazie alle sue Istituzioni, alla sua Medicina, alla sua Scienza, alla sua Tecnologia e al suo planetario Buon Governo. E non è nemmeno la guerra che i Poteri forti stanno conducendo contro la popolazione di tutto il globo per indurla alla servilità e sistemare un’economia mondiale che – allo sfacelo per vocazione – necessitava di un fermo-produttivo mondiale per siringare un bel po’ di denaro fresco di conio in un sistema bancario a rischio default (oltre che a miliardi di dosi di costosissimi veleni farmacologici che chiamano “vaccini ad RNA messaggero” ma che non sono nemmeno vaccini, bensì terapie geniche, come ha spiegato in una chiarissima video-intervista il dottor Stefano Montanari4. Terapie geniche alla Mengele che, lo aveva già chiarito in un’altra tele-intervista il pneumologo e psichiatra italiano dottor Francesco Oliviero, renderanno gli inoculati dei letterali Individui Geneticamente Modificati5).

La guerra in corso è dunque ben più ampia di quest’ultima e pur dura spedizione militare intitolata al (povero) coronavirus, e che la civiltà, nella sua più aggiornata forma di un tecno-capitalismo postmoderno di Salute Pubblica, sta imponendo al Pianeta intero per resettare il programma di sfruttamento generale di tutto quel che esiste, stabilire il primato di Scienza e Tecnologia su tutto il resto e riprendere con pieno vigore (la chiamano appunto “ripresa economica”) il giochetto della devastazione ambientale (verde e sostenibile), della produzione industriale (ecologica e rinnovabile), del consumo divoratore lasciato ai frustrati cittadini alla catena (consumo libero e democratico, s’intende) e del ritorno di tutti alla loro non-vita alienata ante-coronavirus, un tempo deprecata e percepita come insignificante, e oggi invece – dopo lo scampato pericolo – riapprezzata in tutta la sua ritrovata miseria.

La campagna militare intitolata al Covid-19, dunque, è solo l’ultima, terribile, devastante campagna bellica di una Grande Guerra più ampia e generale che ha come obiettivo la soppressione definitiva di tutto ciò che è naturale. Una guerra nella quale siamo stati tutti arruolati da millenni e che incorpora e spiega la svolta scientocratica in atto. Una guerra di cui la balla del coronavirus è appunto soltanto l’ultima spedizione e che è condotta a monte della devastazione sociale, umana, relazionale, politica, economica, attualmente in corso: è la guerra della Cultura contro la Natura; la guerra della Macchina civilizzatrice contro il Vivente; della Civiltà contro la Libertà e la Felicità di tutti. La guerra dell’irreggimentazione in una non-vita in cattività contro l’esistenza libera e selvatica tipica di ogni essere della Terra. E la domesticazione, essenza stessa della civilizzazione, è al tempo stesso il motore di questa Grande Guerra e il suo obiettivo finale: il propulsore indispensabile che piega tutti al potere di un universo artificiale che sta appunto espellendo la Natura dal proprio contesto; ma anche il suo scopo finale, la sua “soluzione finale”.

Infatti, la totale resa di ogni nostra istanza di autodeterminazione, di ogni nostro umano impulso naturale, persino di ogni riconoscibilità identitaria della nostra specie, e dunque di ogni sua frenetica sensazione emotiva, di ogni sua gioia e dolore, di ogni suo sentimento e pensiero non manipolato, e di ogni sua capacità cognitiva autonoma sono il traguardo ultimo di questa guerra millenaria che ormai non si fa nemmeno più scrupoli nel presentarsi come ufficialmente intesa al rimpiazzo del naturale con un mondo di sintesi interamente tele-programmato. Intelligenza Artificiale, Realtà Virtuale, Bioingegneria, Nanotecnologia, cibo transgenico, Punti Quantici (Quantum Dots), Transumanesimo ci dicono in maniera esplicita dove ci sta portando questa Grande Guerra. Ci dicono dove stiamo andando; o meglio: dove stiamo precipitando. E ci dicono soprattutto quale sia la posta in palio, che va ben al di là del business e del potere di qualcuno su qualcun altro.

La guerra della Cultura/civiltà contro la Natura/libertà-felicità, è insomma la guerra contro la nostra vita, contro la possibilità di poterci riconoscere ancora come esseri umani senzienti in un mondo vivo. Se non faremo in fretta a comprendere l’essenza di questa Grande Guerra e a combatterla dalla parte del Vivente, essa ci distruggerà tutti, uno ad uno, senza pietà, proprio come sta già cominciando a fare anche grazie a quest’ultima sua spedizione militare che, con l’ordita operazione di terrorizzazione generale che l’ha scortata, ha già sgretolato amicizie consolidate da anni, intimità reciproche, rapporti politici, forme di solidarietà, complicità militanti e persino relazioni familiari e legami di sangue.

Ed è la nostra domesticazione ad arruolarci dalla parte sbagliata di questa guerra, ossia dalla parte della Cultura/civiltà e dei suoi fondamenti: dalla parte delle Istituzioni, della Scienza, della Tecnologia, dell’Economia, della Politica, del Potere, dello Sfruttamento, dell’Energia e di tutto ciò che è culturale e non naturale. E tanto è forte la spinta propulsiva della domesticazione, che essa riesce a farci schierare dalla parte sbagliata anche spingendoci ad accettare quegli stessi fondamenti della civiltà persino nella loro forma alternativa (Istituzioni democratiche, Scienza olistica, Tecnologia verde, Economia sostenibile, Politica dal basso, Potere buono, Sfruttamento etico, Energia pulita), affinché il progetto di de-vitalizzazione del mondo intero possa essere portato avanti anche da chi crede di opporvisi.

A quest’ultimo proposito, non è mancato chi si sia opportunamente interrogato sull’assenza di una reazione politica contro quest’ultima stretta (terapeutica) della civiltà. Si è risposto che abbiamo perduto il nostro spirito critico e che, negli anni, abbiamo commesso l’errore madornale di disinteressarci di cosa fosse la salute, la malattia, la vita, la morte. È vero, ma non basta questa pecca a spiegare tutto.

È vero che le istanze antagonistiche degli ultimi quarant’anni hanno stoltamente abbandonato la critica alla Medicina, alla Scienza, alla Salute, che invece almeno fino agli anni Settanta del Novecento ancora stimolavano la riflessione politica e la resistenza. Da anni, la militanza si rifiuta di riflettere sul senso della vita, della salute, della malattia, della guarigione, e respinge la necessità impellente di mettere in discussione il potere della Medicina, della Scienza, della Tecnologia. Si è limitata, nel migliore dei casi, ad avanzare istanze di alimentazione etica contro lo sfruttamento animale, ma senza mai occuparsi troppo di quanto la salute umana si conciliasse con gran parte di quelle scelte. Vegetarianesimo e veganesimo non sono mai state concepite come pratiche di buona salute (e di prevalente necessità biologica umana), ma perlopiù come forme pietistiche di rispetto degli animali. In questo modo, agendo con l’accampare istanze etiche (e cioè morali) invece che dichiaratamente politiche, ci si è pian piano depoliticizzati su questi temi, tanto che il veganesimo è diventato una moda praticata da un nugolo di radical chic. Allo stesso tempo, mentre ci si è depoliticizzati sulla lotta alla Medicina, alla Scienza, alla Tecnologia (che è il braccio armato della Scienza), ci si è anche allontanati dalla necessità di curare una corretta alimentazione, limitandoci a evitare certi cibi considerati riprovevoli (in primis la carne, il pesce e i latticini, appunto) e disinteressandoci bellamente della nostra fisiologia e delle nostre necessità biologiche. Così, mentre si sono evitati i rischi gravissimi portati alla salute umana da un’eccessiva assunzione di carne, pesce e latticini (che non sono alimenti umani), non ci si è curati affatto di quelli spesso ancor più devastanti portati da cereali e legumi, che sono stati anzi al contrario ingurgitati a pacchi, proprio a compensazione proteica degli altri eliminati dalla dieta; e poi si è mischiato cereali e legumi tra loro, li si è malcombinati con altri cibi ultra-proteici (patate e noci per esempio) che li hanno resi ancor più micidiali. Senza parlare della miriade di altri veleni alimentari che, senza la protezione etica di certi cibi, hanno “ingrassato” le tavolate rivoluzionarie di vegetariani e vegani: alcol, tabacco, zucchero raffinato, sale, cacao, cola, caffeina…

Non solo. Chi imprimeva al proprio stile di vita la forza politica della cura della salute, e dunque della pratica intesa a sottrarsi alle malattie e al potere dell’istituzione medica e della sua industria, veniva spesso snobbato (quando non ridicolizzato) dal contesto conformistico della contro-maggioranza anti-mainstream. Ricordo ancora lo sguardo attonito di “valorosi” e riveriti militanti vegani di fronte al fatto che a pranzo mangiassi frutta non manipolata dalle tecniche della cultura culinaria: “Mangi solo frutta?”, mi chiedevano. “E come fai con le proteine?”. Insomma, le stesse osservazioni e le stesse domande che mi poneva qualsiasi preoccupato cittadino ossequiente, ligio al rispetto delle regole, devoto a Dio e rispettoso dell’autorità in qualsiasi forma (compresa quella scientifica in materia di alimentazione ufficiale).

Il rivendicare come scelta politica l’assunzione di un’alimentazione fisiologicamente sana e di uno stile di vita il più possibile naturale (compresi i bagni di sole, il riposo, gli affetti reali e i giochi d’amore) non faceva presa sulla militanza, e veniva guardato con sospetto. L’idea poi che l’essere umano non fosse un carnivoro ma neanche un granivoro, bensì un frugivoro, e che mangiare rispettando la fisiologia del nostro corpo potesse evitare l’insorgere di malattie (e dunque la dipendenza dal sistema industriale dei farmaci, dell’ospedalizzazione e delle mutilazioni chirurgiche), suscitava perlopiù espressioni di sufficienza quando non risolini di compatimento. La cultura dello sballo, celebrata come forma di trasgressione, è sempre andata per la maggiore anche tra i rivoluzionari, non solo nei banchetti modaioli degli stupidotti al McDonald’s. Esattamente come facevano quei tanti militanti cannonari e carnivori degli anni Settanta che – quando non sono morti a cinquant’anni – sono vissuti dilaniati dai malanni e dalle malattie, e girano oggi col respiratore artificiale a tracolla benedicendo la Santa Medicina più di quanto non abbia fatto in quest’ultimo anno la popolazione intimidita dal coronavirus.

Dunque è vero che da quarant’anni non ci si occupa più di Salute, di Medicina, di Scienza, e che ci siamo limitati, come tutti gli altri cittadini devoti alla Società, a demonizzare la malattia e la morte cercando di esorcizzarle attraverso il “silenzio militante”. Tanto è vero che, così come i nodi prima o poi vengono al pettine, anche questo demenziale disprezzo verso l’idea di curare la salute invece che le malattie (con la sua pratica di sperimentazione su di sé del significato stesso della malattia), ha prodotto il risultato immaginabile: al primo spauracchio di contagio epidemico seminato dal Potere Sanitario, anche la militanza ne è rimasta schiacciata, e molti “irriducibili” si sono ridotti al silenzio o, terrorizzati come tutti gli altri famelici tracannatori di telegiornali, si sono uniti al coro degli “andrà tutto bene” per chiedere più medicalizzazione della vita, più ospedali, più servizi di cura clinica, più reparti di pronto soccorso, dimenticandosi cosa sia da sempre l’Istituzione medica, quanto potente essa sia e quale sia la forza dell’Industria della Malattia.

Qualche militante, assorbito del tutto da questa deriva, si è persino spinto a considerare opportune le misure restrittive adottate dai governi e a fare scioperi bianchi per poi donare il ricavato alla Protezione Civile. Per non dire di quei Centri Sociali che hanno pensato addirittura di realizzare tamponi autogestiti da consegnare gratuitamente alla popolazione, passando così il Rubicone della follia e trasformandosi direttamente, come dice la mia amica anarchica Stefania Bove, da “Centri Sociali” a “centri di controllo sociale”.

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Tuttavia, la generale ottusità politica di questi ultimi tempi non è la sola spiegazione di ciò al quale stiamo assistendo oggi increduli, ossia di questa irreggimentazione generale che unisce tutti, dai fascisti agli anarchici passando per le associazioni di consumatori, le ONG, i pacifisti, i difensori dei diritti civili e i volontari “senza frontiere” (proprio come in Politica, col Governo italiano di Unità Nazionale presieduto dall’ex comandante della BCE e che abbraccia tutto l’arco parlamentare, compresi i partiti anti-sistema entrati nel Sistema). La cortezza di vedute di questi ultimi decenni, così come la propaganda da Istituto Luce che il Grande Fratello televisivo garantisce ininterrottamente da oltre un anno, non riescono a spiegare da sole la destabilizzazione generale. Lo stato di quietismo diffuso in cui tutti sembrano aver accettato con disinvoltura la soppressione di settant’anni di mentalità democratica, di tutela della personalità umana e dell’individuo in quanto tale, di protezione della privacy e della propria intimità, trova la sua ragione solo in una condizione di mansuetudine profonda nella quale siamo tutti da tempo calati senza accorgercene, svelando definitivamente quanto sia entrata fin nei recessi più intimi della nostra coscienza questa esistenza artificiale condotta in cattività. Non basta dirsi oppositori del Sistema per esserlo davvero (Grillo docet).

La paura che ha attanagliato tutti, e che appare ai più come semplicistica paura di morire, si spiega soltanto come paura di morte sociale, ossia come paura di perdere questo universo artificiale, questa non-vita culturizzata resa ormai il simulacro di quella che un tempo fu: libera, gioiosa, soddisfacente. Il bisogno impresso nella psiche di ognuno di noi di rimanere attaccato a questa misera pseudo-esistenza da polmone d’acciaio, giustificata dal più allucinante dei rifiuti – il rifiuto di vivere per la paura di morire –, ci conferma che non siamo più animali liberi e selvatici, ma bestiame addomesticato. La domesticazione è talmente entrata dentro di noi che ormai guida le nostre istanze di auto-oppressione senza più bisogno di sbirri a presidiare che tutto vada come deve andare, che tutto taccia, che tutto prosegua nella preoccupazione fin tanto che essa servirà.

È la domesticazione che ci pone nell’autolesionistica condizione di difendere ciò che ci sta distruggendo, magari arricchendo questa miseria con un aggettivo colorato che la trasformi apparentemente in qualcosa di presentabile, ma che alla prova dei fatti la rende solo un ridicolo ossimoro. La domesticazione, quella che appunto già vive dentro di noi, e che ci mette docilmente al servizio del Sistema, è il nostro solo nemico, lo strumento principale della Grande Guerra della Cultura/civiltà contro la Natura/libertà-felicità: quello contro cui occorre levare gli scudi per liberarcene. Senza questa precisa volontà, senza questa chiara convinzione anti-civ, nulla potrà restituirci la nostra vita libera, e quel che non avrà compiuto la campagna militare intitolata al covid-19, la compirà la prossima spedizione bellica della civiltà. Se oggi “l’operazione corona” (come l’hanno chiamata Nicola Bizzi e Matteo Martini6) ci ha fatto credere che il nemico sia nella Natura che ci attacca e ci uccide, e dunque nelle persone prossime a noi verso le quali occorre distanziarci, guardarsi bene dal toccarle, dall’abbracciarle, dall’avvicinarsi a loro, anche se sono nostra madre/padre, nostro figlio/a, nostro marito/moglie, nostro compagno/a, al prossimo giro di vite, alla prossima spedizione militare della civiltà, ci verrà probabilmente raccontato che siamo noi stessi il diretto nemico di noi stessi, quello di cui guardarsi visto che l’umanità è una macchina imperfetta che soffre, si ammala, che ha una vita breve e che muore.

Con l’attacco del 2020, dunque, la corsa del treno verso il baratro si è fatta solo più veloce e ancor più accettata da tutti: è quella corsa ad essere il problema, non le insopportabili imposizioni che essa ci ha dettato. La balla del coronavirus è solo una battaglia della Grande Guerra, tanto è vero che questa balla prima o poi finirà, ma quel che non finirà sarà appunto la guerra della Cultura contro la Natura. Non è forse questo che ci voleva dire tra le righe il premier Draghi (nomen omen) quando, a marzo 2021, invitando gli italiani a tollerare anche l’imminente lockdown pasquale, ha chiesto loro di “compiere questo ultimo sforzo” per “mettere in sicurezza il paese”7? Come fa a sapere che questo sarà l’ultimo lockdown?… Forse il coronavirus si è piegato ai diktat dei poteri forti?… O è la solita promessa da politicante, per tenere ancora tutti fermi e buoni per un altro po’?

Svelamento di segreto militare o promessa da politicante, sta a noi comprendere che la balla del coronavirus prima o poi finirà, ma che la civilizzazione invece non si fermerà per niente. Sta a noi comprendere che possiamo cominciare subito a rispondere alla domesticazione che vive dentro di noi iniziando almeno col liberarci dalla fede nella civiltà.

Riabilitazione del nostro rapporto con la Natura e condanna all’esilio della Simbologia: questo il senso della nostra immediata e possibile resistenza. In fondo, se ci si pensa bene, evocando la morte pestilenziale procurata da un virus, la Paura (fondamento della civilizzazione) ha fatto breccia nella psiche di tutti non soltanto perché siamo tutti abituati ad essere martoriati dalla malattia (visto che conduciamo da millenni la più innaturale delle esistenze), ma anche perché siamo sempre più estraniati dalla nostra vita reale (quella appunto immersa nella Terra) e dai nostri bisogni naturali (sopraffatti da quelli che già Marcuse definiva “indotti”). Pertanto, finiamo con l’aggrapparci morbosamente a quella pseudo-sopravvivenza domestica e artificiale che consumiamo in modo passivo come qualsiasi altro prodotto, giorno dopo giorno, nel suo triste scorrere sempre uguale e ripetitivo.

In un mondo che nega la vita, è la paura della morte che spopola. E un’esistenza in cattività, ossia inevitabilmente misera e spenta, teme particolarmente la morte, perché è quella che viene a stroncare per sempre ogni possibilità di vivere quell’esistenza mai vissuta. È anche per questo che in un mondo addomesticato prosperano le religioni (confessionali o laiche che siano), con le loro ben coltivate lusinghe di una vita post mortem (paradiso terrestre, reincarnazione, metempsicosi). Tutte le religioni costruiscono il loro potere su questa millenaria illusione, compresa la religione della Scienza che vende la medesima ingannevole promessa attraverso il mito del transumanesimo, ossia della mirabolante e chimerica aspettativa di poter superare, attraverso l’ibridazione dell’individuo con la macchina, i limiti biologici della nostra specie.

Solo chi è profondamente insoddisfatto della propria esistenza terrena ne cerca un’altra apparentemente comoda nelle fantasmagoriche vetrine del mercato delle illusioni. Sprofondati in un universo artificiale, è nell’artificiale che cerchiamo quindi protezione, non più nel naturale. Così facendo, la domesticazione prende sempre più il sopravvento dettando l’agenda dei nostri comportamenti altrettanto artificiali e telecomandati. Lo vediamo chiaramente anche nelle meccaniche reazioni di autotutela adottate dalla gente terrorizzata dal coronavirus. Basta guardare come le persone, compresi i tanti alternativi e gli pseudo-rivoluzionari postmoderni, si curino di indossare la mascherina ospedaliera (quando non la doppia mascherina) anche in condizioni di isolamento in cui non è prescritto alcun ordine. O come esse si scostino da coloro che la mascherina non indossano, o la alzino sulla bocca se incrociano per strada qualcuno che invece la tiene abbassata. Basta guardare come la gente si curi di tenerla davvero la distanza sociale, senza bisogno di autorità che controllino gli adempimenti, e come essa si rifiuti spesso di dare la mano a sconosciuti e amici. Basta guardare ancora come le persone si disinfettino continuamente le mani coi dispenser predisposti da negozianti e uffici pubblici pur non essendovi neanche lì alcun obbligo al riguardo.

Piegata in massa davanti alla Grande Messinscena del Coronavirus, la gente ha risposto e risponde a tutt’oggi con un signorsì che non mostra distinzioni di sesso, di classi, di opinioni politiche, di fedi religiose, di età, di esperienza militante appunto. E ha risposto e risponde a tutt’oggi con un signorsì proprio perché in fondo crede nel mondo che l’ha spaventata, e quindi crede alla retorica della contagiosità delle malattie, crede al potere demiurgico della Scienza, crede alla forza liberatrice della Tecnologia e del suo mondo tanto irreale quanto disponibile in pronta consegna.

La gente, insomma, ha risposto e risponde a tutt’oggi con un signorsì alla paura del coronavirus perché crede alla civiltà. Tanto è vero che anche quella parte di popolazione mondiale che non si è mostrata palesemente compiacente, che si è ulteriormente ribellata, che non ha rispettato gli ordini di scuderia e che è persino insorta molto generosamente in manifestazioni vietate, soggiace ugualmente alla narrativa della contagiosità virale e si è guardata bene dal mettere in discussione la civiltà, le sue istituzioni, i suoi fondamenti, le sue illusioni, le sue logiche di potere e di riduzione delle persone ai princìpi della soggezione autoritaria. Smarrita nei fluttui del mondo culturale che l’ha assediata, e che essa riconosce sotto sotto come mondo proprio, quella parte di popolazione che si è ribellata alla terrorizzazione sanitaria ha finito col limitarsi a chiedere il miglioramento di quello stesso mondo incivilito che ci sta distruggendo, ritrovandosi a invocare democrazia, rispetto della Costituzione, sovranità individuale o sociale, e progettando tutt’al più di opporre una “massa critica” a quella “massa acritica” che plaude a medici e infermieri trasformati in eroi.

Invece, in questa terribile guerra della Cultura contro la Natura, non serve continuare a schierarsi dalla parte del mondo artificiale, bensì occorre prendere la parte della vita naturale: schierarsi contro quella domesticazione che ci ha civilizzato e che, in un inconsapevole circolo vizioso, ci spinge a voler soltanto migliorare il mondo artificiale che abbiamo edificato su di una natura morta.

Continuare a contrapporre una controcultura alla cultura dominante che ci sta dilaniando, significa voler continuare a consolidare la logica culturale contro la vita libera e selvatica che vi soggiacerà ancor più irrimediabilmente. Non è di una nuova (contro)cultura che abbiamo bisogno, non di una nuova ideologia o di un nuovo credo. Al contrario, abbiamo bisogno di cominciare seriamente ad abbattere ogni ideologia, ogni credo, ogni illusione di libertà, per provare a riconquistare la libertà vera e propria, quella senza filtri culturali che la rendono solo un’esca. Riconquistare insomma non tanto il diritto alla libertà (così ben sbandierato da partiti, associazioni, movimenti, profeti, profeti della porta accanto, guappi e maestri di cerimonia), ma la Libertà vera e propria, e cioè quella che ogni essere allo stato brado difende contro chiunque: non semplici parole scritte sulla carta o pronunciate dietro a un microfono ben amplificato, ma aria pura, spazio libero, possibilità di spostamento incondizionato, relazioni da tessere, sorrisi da donare, amore, gioia di vivere e tutto quanto attiene alla condizione di chi agisca, pensi, senta, ami, viva senza essere soggetto all’autorità o al dominio di nessuno.

Concetti come “massa critica”, “democrazia”, “sovranità”, non hanno nulla a che fare con la Libertà, ma solo con l’ideologia della libertà: e cioè con quella espressione culturale che serve i progetti dei criminali che guidano il treno in corsa verso il disastro, e che inganna tutti gli illusi alla ricerca di un nuovo Pifferaio Magico.

Contro la società di massa e la riduzione delle persone a numeri, non serve opporre una contro-società altrettanto anonima e massificata. La consapevolezza non viene dalla calca né dalla moltitudine, ma da persone che singolarmente decidano di assumerla, unendosi eventualmente tra loro nella lotta. Opporre numeri ai numeri non ci servirà, come hanno ben dimostrato le esperienze di tutti i partiti e movimenti di massa nella storia: dal Partito Socialista Italiano finito con le ruberie di Craxi a quello Comunista diventato il neoliberista Partito Democratico; dal Partito Radicale che di radicale non ha più nulla da tempo al Movimento 5(G) Stelle e al suo ultimo sostegno al governo delle banche di Draghi.

Naturalmente, le recenti assemblee costituenti che, approfittando dello sconcerto procurato dalla Grande Messinscena del Coronavirus, mirano di nuovo a raccogliere il consenso degli alternativi per formare nuovi partiti con nuove classi dirigenti e nuovi elettori da opporre a quelli che si nutrono di mainstream, dimostrano solo quanto profonda e radicata sia la nostra domesticazione, ossia la nostra intima accettazione del mondo così com’è. Gettare masse di arrabbiati senza coscienza contro masse di conformati senza rabbia servirà solo a favorire la logica “da stadio” che alimenta il Pensiero Unico.

Allo stesso modo, parlare ancora di democrazia dopo aver visto dove essa ci abbia condotti, pare davvero diabolico. “Errare è umano, perseverare è diabolico”, dice appunto la locuzione latina. Se al tempo degli imperi assoluti il Potere veniva gestito da regnanti, aristocratici e clero, e l’ordine sociale era mantenuto con la forza dell’esercito e delle punizioni esemplari, la democrazia ha liberalizzato il potere, ottenendo il disciplinato asservimento della gente agli ordini della Società. Democrazia vuol dire “potere del popolo”, e quel popolo in massa chiamato ad “autogovernarsi” scegliendo da sé i propri carcerieri (come diceva Errico Malatesta parlando del diritto elettorale) ha rafforzato sia la massificazione delle persone (non individui, appunto, ma “popolo”) sia il Potere (gestito in realtà come prima dalle classi dirigenti, i nuovi carcerieri nominati altrettanto impersonalmente dalla massa).

Il Potere, d’altronde, resta Potere, in tutte le forme terribili che assume: dominio, sfruttamento, speculazione, governo, autoritarismo. Esso è ciò che alimenta il mondo insopportabile in cui viviamo, che ci mette tutti contro tutti a perseguire i nostri “interessi personalistici”: come se la vita potesse essere divisa in interessi di qualcuno contro qualcun altro; come se lo sfruttamento (di un essere umano, di un animale, di una foresta, di una montagna, di un fiume, eccetera) potesse mai portare vantaggi a qualcuno senza svantaggio per tutti. Come scriveva nel 1967 il situazionista Vanaigem protestando contro la deriva della Contestazione, è ora di capire che «Il problema […] non è più di prendere il potere, ma di mettervi fine definitivamente»8.

Anche per questo, parlare di sovranità o sovranismo (sovranismo politico, economico, alimentare persino) fa scorrere solo brividi di freddo lungo la schiena. “Sovrano” è un sinonimo di “re”: invece di mettere fine per sempre al Potere, vogliamo tornare addirittura a una concezione regale della potestà? Io non voglio un mondo di re, di monarchi, di corone e incoronazioni; non voglio un mondo di padroni di sé stessi e della propria anima (come titola il libro di un guru molto in voga oggi), ma un mondo di esseri umani liberi ed egualitari che, abbattendo ogni forma di autoritarismo (ufficiale o strisciante che sia), abbiano il desiderio di riprendere in mano la loro vita per goderne con piena responsabilità e rispetto: rispetto non solo verso gli altri umani, ma verso tutto il Vivente.

A chi continuerà a occuparsi di Libertà senza curarsi della domesticazione, non resterà altro che una libertà addomesticata. A chi continuerà a far finta che la civiltà non c’entri nulla in questa guerra della Cultura contro la Natura, e magari continuerà a definire la civilizzazione con altri modi come “globalizzazione” o “capitalismo globalista” senza chiedersi cosa essa sia, cosa l’abbia originata e cosa la perpetui, non resterà altro che un anticapitalismo addomesticato che potrà continuare a dispensare critiche al sistema di fabbrica, al fascismo (la destra contro la sinistra), alla povertà, alla mancata protezione degli animali, senza mai intaccare il cuore del progetto che ci sta annullando.

La civiltà è infida, insinuante, silenziosa: colpisce anche con armi che non sembrano armi. Coi suoi diversivi, i suoi sballi, le sue sublimazioni indotte, le sue finte comodità, ma anche con le sue sciocchezze alternative che ci sviano e ci allontanano dalla meta (restituendoci al mondo così com’è), riesce a tenerci al guinzaglio, isolandoci dalle possibilità di una condivisa resistenza. Rendendoci soggetti sempre più culturali invece che naturali, ci trasforma in persone ogni giorno più addomesticate, ossia meno libere, meno sicure, meno umane. Occorre averne la precisa coscienza se si vogliono evitare trappole e fishing politici di recupero sociale; diversamente, nessun cammino di liberazione umana potrà mai essere intrapreso, ma solo percorsi di pura illusione che ci lasceranno completamente esposti agli attacchi del Sistema e alle sue conquiste militari, di terra e di cielo.

Il problema che abbiamo è la Cultura/civiltà, e fin tanto che contrapporremo alla cultura dominante una cultura di opposizione continueremo ad agire di retroguardia e a perderci nei labirinti della Cultura. Continuare a culturizzare tutto, compresa la Libertà attraverso il liberismo, la Spiritualità attraverso lo spiritualismo e il new-ageismo (oggi di gran moda), il Rapporto con gli Altri attraverso il web, skype, facebook, youtube, twitter, instagram, telegram, chilogram e chi più ne ha più ne metta, significa solo continuare a credere nel mondo così com’è: significa solo rendere perpetuo questo mondo intollerabile pur credendo di contrastarlo.

Siamo l’unica specie che ha rinnegato la Natura e inventato una sua ridicola scimmiottatura (che chiamano appunto Cultura/civiltà), e che poi ha dichiarato guerra alla Natura stessa. Da diecimila anni siamo arruolati in questa assurda guerra, e dico “assurda”, perché anche noi siamo Natura. Non c’è logica più delirante di quella che si regge sulla guerra di se stessi contro se stessi. Un sistema che spinge gli individui a odiare se stessi come nemici di sé è un sistema suicida che non può condurre a nulla di buono. La civiltà è questo sistema suicida.

Oggi che il progetto civilizzato è svelato, e che abbiamo tutte le possibilità di vedere dove ci stia portando, continuare a confidare nella Cultura (alternativa, di opposizione, antagonista che sia), è semplicemente folle così come lo è il progetto che in quel modo accettiamo di supportare.

«Non è il mondo che fa schifo, ma quell’artificio autoritario e tossico che stiamo sovrapponendo a un’esistenza libera e selvaggia»9. Non è dunque la vita in sé che va denigrata e condannata, ma quella non-vita addomesticata che ci sta riducendo all’ombra di noi stessi. E se non faremo presto a ridare voce a quell’esistenza selvatica che ancora pulsa repressa dentro di noi; se non faremo presto a metterci in gioco in prima persona (non via cavo o per telefono) per liberarci dei tanti burqa culturali che ci hanno infilato addosso; se non faremo presto a riportare la nostra sola e unica vita alla condizione di naturalità, presto potrebbe non esserci più una “naturalità” da considerare come punto di riferimento né una Natura con cui convivere.

Agli spiriti di buona volontà (“ai viventi” avrebbe detto Vaneigem), il compito ancora possibile di trovarsi, ritrovarsi e unirsi in un progetto maestoso che ci restituisca il senso della nostra presenza umana sulla Terra e il piacere di vivere.

Enrico Manicardi

NB) Sul tema Coronavirus si ascoltino anche le interviste rilasciate da Enrico Manicardi a diverse radio locali, e caricate su questo sito (sezione “Interviste radio e tv” – parte “Audio”).

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1 Cfr. ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ, report del 30 marzo 2021, in: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Report-COVID-2019_30_marzo_2021.pdf. Il dato percentuale (3%) è stato ricavato dall’ISS su 6.992 pazienti deceduti e soggetti a esame necroscopico, poi proiettato sul numero complessivo dei pazienti dichiarati morti per coronavirus al 30 marzo 2021 (e cioè 106.789 persone ).

2 Cfr. LIGURIA NOTIZIE, Emergenza Covid? Becchi: oggi si muore meno degli altri anni. Dati Osservatorio Europeo, in: «ligurianotizie.it» del 18 gennaio 2021. Riportato in: https://www.ligurianotizie.it/emergenza-covid-becchi-oggi-si-muore-meno-degli-altri-anni-dati-osservatorio-europeo/2021/01/18/420350/

3 Cfr. N. ZEGRINI, Francia: VIP e ministri beccati a far festa senza mascherina in ristoranti segreti, in: «UnUniverso» del 7 aprile 2021. Riportato in: https://ununiverso.blog/2021/04/07/francia-vip-e-ministri-beccati-a-far-festa-senza-mascherina-in-ristoranti-segreti/

4 Cfr. S. MONTANARI, Non sono vaccini ma terapia genica, in: «byoblu.com» del 15 gennaio 2021. Riportato in: https://www.byoblu.com/2021/01/15/non-sono-vaccini-ma-terapia-genica-stefano-montanari/

5 Cfr. F. OLIVIERO, Il vaccino anti-covid e la modifica del genoma umano, in: «davvero.tv» del 9 agosto 2020. Riportato in: https://www.davvero.tv/videos/gli-effetti-devastanti-del-vaccino-sul-genoma-umano-f-olivero-byoblu24

6 Cfr. N. BIZZI – M. MARTINI, Operazione corona. Colpo di Stato globale, Aurora boreale, Prato 2020.

7 Cfr. NOTIZIE.IT, Draghi: “Mettiamo in sicurezza il paese, questo è l’ultimo sforzo”, in: «notizie.it» dell’11 marzo 2021. Riportato in: https://www.notizie.it/politica/2021/03/11/draghi-ultimo-sforzo/?refresh_ce

8 Cfr. R. VANEIGEM, Trattato di saper vivere ad uso delle giovani generazioni (1967), Vallecchi, Firenze 1973, pag. 205.

9 Cfr. E. MANICARDI, Liberi dalla civiltà. Spunti per una critica radicale ai fondamenti della civilizzazione: dominio, cultura, paura, economia, tecnologia, Mimesis, Milano – Udine 2010, pag. 125.